Moda anni 60, guida agli stili iconici che hanno segnato un'epoca
Moda anni 60, guida agli stili iconici che hanno segnato un'epoca
Swinging London: il laboratorio di tendenze della città più alla moda.
Gli anni ‘60 sono il simbolo delle trasformazioni dei costumi della società: le contestazioni studentesche, le rivendicazioni sull’emancipazione femminile, i movimenti pacifisti, Woodstock e l’affermazione di una nuova libertà sessuale. Londra è il fermento di questa trasformazione, la moda esprime alla perfezione lo spirito che ha cambiato il corso della storia. La rivoluzione culturale accelera un processo inevitabile: la moda non è più destinata a pochi eletti ma è democratica nel gusto e nei consumi. Così la generazione Sixties si riversa nelle boutique di Carnaby Street, e poi in tutta Europa, per copiare lo stile dei Beatles con jeans, maglioni colorati, mocassini, sneakers abbinate ad abiti monopetto. Un perfetto mix & match dove convivono moltissimi stili, dallo streetwear fino ad arrivare al bon ton di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany: un’enciclopedia della moda che ancora oggi ispira il fashion design.
Dalla forma grafica dei capi ai colori fluo e psichedelici.
La nascente cultura pop veste abiti a trapezio senza maniche e dalle linee agili e comode, caratterizzati da stampe optical o geometriche. Abiti identitari di una donna libera, indipendente e con uno stile pulito. Anche i tailleur diventano squadrati, con giacca boxy corta in vita, abbinata a gonna dritta sopra il ginocchio. La minigonna, i collant e i tagli a caschetto sono il must irrinunciabile per sentirsi parte della società. Nuovi anche i materiali, come quelli utilizzati da Paco Rabanne e Courrèges per abiti in piastre di metallo e in plastica. Gli accessori ricoprono un ruolo fondamentale nella costruzione di un look: stivali, cappelli e bijoux completano l'outfit non come vezzo estetico, ma come oggetti distintivi della personalità. Oggi sono pezzi di design da studiare per capire le tendenze degli anni ‘60 riproposte sulle passerelle negli ultimi anni.
Monsieur Saint Laurent, l’estro di Mary Quant, lo stile del Made in Italy.
La creatività coraggiosa di Yves Saint Laurent ebbe un ruolo determinante nella moda di questo periodo. Nel 1965, dopo aver ideato l’abito trapezio, creò la collezione Mondrian, ispirata all'opera dell’omonimo pittore Olandese , trasformando un dipinto bidimensionale in un abito tridimensionale. L’abito divenne un'icona di contaminazione e fu il pezzo più copiato della collezione. Dall'estro di Mary Quant nacque l’idea della minigonna, il must have che – forse – meglio racconta la generazione che per prima rivendicò libertà ed emancipazione. Emilio Pucci con la collezione di alta moda con stampe e motivi psichedelici, la prima sfilata della maison Missoni a Palazzo Pitti con maglieria multicolore di lamé e Valentino che disegna l’abito da sposa di Jacqueline Kennedy, furono le prime sperimentazioni e rappresentazioni di come il Made in Italy proprio in quegli anni si plasmò come idea, per poi esplodere come fenomeno mondiale che sintetizza creatività di visione, audacia dei materiali e tecnica artigianale.
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